domenica 6 marzo 2011

Welcome to the jungle

Welcome to the jungle
We got fun 'n' games
We got everything you want
Honey we know the names

Viaggiare a tutta velocità sulla Torino Savona alle due e mezza del mattino, con il vento nei capelli e una bottiglia di vodka incuneata tra le ginocchia, non ha assolutamente prezzo.
Il sedere sul poggia testa e le all star che inzaccherano il sedile in pelle della decappottabile mentre “guns ‘n’ roses” all’apice del loro splendore ti frustano con l’amorevole violenza delle loro voci dandoti il benvenuto in questa maledetta giungla d’asfalto e tu, da bravo deficiente, alzi le braccia e mostri alla notte un bel paio di corna mentre qualche sporadico lampione ti acceca comparendo nel buio ogni volta che minacci di cedere all’abbraccio del sonno.
Non stai guidando, puoi a ben vedere fare lo sconsiderato mentre qualcuno al tuo fianco ha la sfortuna di dover sentire le zaffate di alcool che il tuo alito emana, miste ai residui di marlboro e ganja che hanno ancora il potere di eccitarti i sensi.
Ti scappano un vaffanculo e un grugnito che ha il sapore di una bestemmia quando qualche guidatore davanti a voi accende gli abbaglianti, forse ignaro della vostra presenza o forse con la volontà muta di sfidarvi ad una gara di velocità per sconfiggere la noia di un viaggio solitario verso casa, scappando dalle braccia di una puttana di marciapiede che gli ha offerto l’avventura di una notte e che lui ha malincuore rifiutato; non per fedeltà ma per mancanza di fondi: la crisi vale per tutti.
Sghignazzi e alla cieca colpisci la spalla del tuo amico, del tuo compagno, dello sfigato che ancora tiene il volante col capo un po’ ciondoloni, a tratti inconsapevole di avere sulle spalle non solo la propria vita ma anche la tua.
Lo inciti con voce un po’ impastata a premere quel piede – quel cazzo di piede! – sull’acceleratore ed a mettersi un po’ di pepe in culo per far vedere a quel tipo – quel cazzone di un tipo – il significato della parola scheggia.
Pregusti già la vittoria, la Heinken gelata che potrai stappare all’arrivo e la soddisfazione di aver dato una sistemata a quel pazzo che credeva di poter battere te ed il tuo amico.
Non lo vedi il tir, eh?
Così come non lo vede il tuo degno compare che minaccia addirittura di russare con la fronte appoggiata sul volante scuro, il naso schiacciato dalla posizione scomoda e le palpebre pesanti, il sonno annidato tra le ciglia che non gli dà tregua. La (forza di) gravità gli trascina a forza la testa sul clacson che storpia impietoso l’adrenalinica schitarrata di Slash e lui si sveglia, spaesato, riempiendosi gli occhi con la targa dell’enorme camion che ormai incombe su di voi.
L’ennesima imprecazione ti muore in gola e l’unico, brusco movimento che il tuo corpo registra è quello dell’auto sotto di te che sterza bruscamente; non ti sfiora l’idea che quel figlio di puttana che ti è seduto accanto potrebbe cavarsela con solo qualche osso rotto.
Riesci solo a concepire il pensiero che forse, dopotutto, la cintura di sicurezza avresti potuto metterla.

You know where you are
You're in the jungle baby
You're gonna die
In the jungle!

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Vi eravamo mancati io e il mio cinismo, lo so.